Il settore assicurativo rientra tra quelli con un’affluenza lavorativa principalmente a sfondo maschile. La situazione, già piuttosto negativa, è stata peggiorata ulteriormente dall’arrivo del Covid-19 che ha visto le donne come il genere più penalizzato; dalle scuole a livello imprenditoriale.
Quote rosa nel settore assicurativo -finanziario: i numeri
Il problema della presenza femminile all’interno di realtà assicurative, non è legato all’accesso all’ambiente di lavoro, bensì alle opportunità di carriera. Infatti, le donne del settore assicurativo ricoprono ruoli amministrativi (back-office e segreteria), ma nel momento dell’aumento di prestigio della posizione, le imprese finiscono per affidare la gestione al genere maschile.
Infatti, nonostante le iniziative da parte delle Istituzioni (quali la legge Golfo-Mosca del 2011), le donne che rivestono ruoli di responsabilità all’interno di un gruppo bancario raggiungono l’11%, mentre le figure manageriali femminili sono solo lo 0,5%. La stessa cosa accade nel settore assicurativo, dove la situazione è pressoché analoga: il 18% di donne come personale dirigente contro l’81% di uomini.
In termini di Paesi, quello che risulta il più egualitario è l’Islanda, seguito dalla Norvegia, dalla Finlandia e dalla Svezia. Seguono nella classifica con il minore gender gap il Nicaragua, la Nuova Zelanda, l’Irlanda, la Spagna, il Ruanda e la Germania.
Inoltre, solo il 12% delle donne italiane intraprende un percorso STEAM. La media dei voti rispetto agli uomini è più alta di circa due punti percentuali. Ad ogni modo, la ricerca ENBIFA-ANIA dimostra che nel 2018 in ambito assicurativo sono stati assunti il 15% di uomini laureati in STEAM contro il solo 10% di donne con il medesimo percorso di studio.