È la sostenibilità il key driver su cui le compagnie devono puntare per incrementare l’innovazione e accrescere la rilevanza del business
Il mercato assicurativo si conferma un settore in forte cambiamento: secondo lo studio globale e cross-settore “Accenture Disruptability Index”, l’Insurance è, tra i 18 mercati analizzati, una delle Industry più esposte al rischio di disruption nel prossimo futuro ed i numeri mostrano chiaramente che il cambiamento è già in atto.
Negli ultimi anni, infatti, la disruptability del settore è progressivamente aumentata (+18% 2018 vs 2017), per effetto di alcuni specifici fenomeni che hanno inciso sulla velocità di trasformazione del comparto assicurativo, quali – ad esempio – l’incidenza degli investimenti in digitale e in trasformazione tecnologica che è risultata essere lontana da quella delle Industry più innovative (es: Software & Platform) e meno della metà rispetto a quella del settore bancario (3,1% vs 7%) e i limitati investimenti in Ricerca e Sviluppo dove il settore assicurativo si posiziona solo al 16° posto su 18 Industry esaminate.
Il tutto in un contesto che vede profilarsi all’orizzonte nuovi player in grado di mettere in discussione alcune logiche alla base del modello di business, come, ad esempio, testimoniato dall’affacciarsi di TESLA nell’arena competitiva con il lancio delle proprie offerte assicurative.
La maggiore disruptability è peraltro legata anche a ulteriori fattori che evidenziano importanti segnali che mostrano una nuova dinamicità del comparto: la presenza degli Unicorn (startup con più di 1 miliardo di dollari di capitalizzazione) negli ultimi 3 anni è raddoppiata passando da 7 a 14, le operazioni di Venture Capital sono aumentate di 2,5 volte.
Un cambio di paradigma: rilevanza, fiducia e sostenibilità i fattori che guidano la competitvità
Il cambiamento del mondo assicurativo è guidato dalle nuove abitudini e stili di vita dei clienti. Secondo lo studio Accenture “Global Consumer Pulse Research — ‘From Me to We: The Rise of the Purpose-led Brand’” il 71% dei consumatori italiani compra beni e servizi dalle aziende che riflettono i propri valori e convincimenti personali e l’83% reclama trasparenza su prodotti e servizi, condizioni di lavoro e sul proprio contributo in termini di sostenibilità.
Alle aziende, i clienti chiedono che trattino bene le persone e l’ambiente: il 73% dei consumatori si aspetta che le imprese ricoprano un ruolo attivo nelle problematiche sociali, culturali, ambientali e politiche e, addirittura, il 76% si aspetta che siano proprio i CEO a prendere iniziative a sostegno della sostenibilità, senza attendere imposizioni normative.
Le aziende ne sono consapevoli e riconoscono che devono costruire una relazione solida con i propri clienti: il 76% delle imprese nel mondo ritiene che la fiducia dei consumatori sia il fattore critico di successo per i prossimi 5 anni.
Viviamo in un’era in cui essere digitali è fondamentale, tuttavia il digitale da solo non è più un elemento di differenziazione per le Compagnie. La sostenibilità è il nuovo paradigma per rimanere competitivi nel lungo periodo. Nei prossimi 5 anni, infatti, tutti gli investitori determineranno il valore di un’azienda analizzandone l’impatto sulla società e sull’ambiente” ha commentato Daniele Presutti, Senior Managing Director di Accenture, Responsabile Insurance per l’Italia.
Per essere rilevanti, infatti, le compagnie assicurative devono gestire il proprio business con un approccio sostenibile e operare all’interno della comunità con un ruolo primario nel percorso di crescita e valorizzazione del territorio e delle persone: ne concorda la totalità dei leader aziendali, secondo lo studio globale ‘The Decade to Deliver: A Call to Business Action’, realizzato da Accenture Strategy e da United Nations Global Compact. Inoltre, il 63% pensa che la tecnologia della quarta rivoluzione industriale sia un acceleratore cruciale dell’impatto socioeconomico delle aziende.
È il mercato stesso che chiede una maggiore attenzione alla sostenibilità e agli effetti del business sul territorio. Secondo i CEO, infatti, consumatori e dipendenti sono i principali stakeholder – rispettivamente 53% e 44% – che influenzeranno maggiormente il percorso verso la sostenibilità nei prossimi 5 anni. I consumatori, infatti, spingono le imprese verso standard di sostenibilità sempre più elevati, pena la sopravvivenza stessa dell’azienda, e lo stesso fanno i dipendenti, sempre più attenti all’impatto sociale e territoriale di un’impresa. La reputazione di un’azienda, inoltre, è fondamentale per attrarre nuovi talenti che, in particolare per quanto riguarda le nuove generazioni, scelgono di lavorare in aziende di cui condividono i valori.
La sostenibilità, quindi, ha un valore di business: lo riconoscono i CEO di tutto il mondo. Secondo la maggioranza (58%) già oggi ha un impatto in termini di crescita del brand, aumento dei ricavi (40%) mitigazione del rischio (37%) e riduzione dei costi (35%). Sono percentuali che crescono ulteriormente se parliamo dei prossimi 5-10 anni, in cui la sostenibilità è chiaramente riconosciuta come uno dei fattori cruciali per essere rilevanti: rispettivamente, per il 71% avrà un forte impatto sulla crescita del brand, per il 57% sull’aumento dei ricavi, per il 52% in tema di mitigazione del rischio e per il 51% sulla riduzione dei costi.
Anche sul mercato finanziario è sempre più forte l’impatto di un approccio orientato alla sostenibilità, come dimostrano alcuni fatti recenti: l’European Investment Banking ha annunciato che allocherà 1 trilione di euro dal 2020 al 2030, per supportare la transizione verso un sistema economico decarbonizzato e a ridotto impatto ambientale. I Principle for Responsible Investments, promossi dalle Nazioni Unite con l’intento di favorire la diffusione dell’investimento sostenibile e responsabile tra gli investitori istituzionali, ha visto l’adesione di gestori equivalenti a 70 trilioni di dollari. Inoltre, il 40% delle società di assicurazioni a livello globale prevede di allocare dei green bond; green bond che, in Italia, hanno aumentato il loro valore del 120% dal 2018 al 2019.
“Le compagnie assicurative hanno già fatto un primo, importante passo andando al di la di un approccio prevalentemente regulatory-based e stanno operando per ricoprire un ruolo sempre più centrale verso le SDG (Sustainable Development Goals 2030). La sostenibilità diventerà essa stessa motore di innovazione e crescita del mercato, attraverso la spinta ad adeguare i modelli operativi e di business.” continua Daniele Presutti
Il mercato assicurativo globale è in “crescita stabile”, con una lieve crescita dei premi globali 2017-2018 pari a +1,5% totale (+3% derivante dal comparto Danni e +0,2% dall’ambito Vita), in linea con quanto registrato nel biennio precedente (pari a +1,5%).
La causa del rallentamento è in primo luogo imputabile ad un arresto nella crescita della raccolta Vita nelle economie di Europa, Brasile e Cina, dovuto principalmente ai bassi tassi di interesse che continuano a dominare i mercati.
Spostando lo sguardo verso il mercato italiano, si assiste ad una fase moderatamente espansiva (+3.2% nel 2018) dopo la flessione del 2017 pari a -2,5%, con una crescita maggiore rispetto alla media europea (+2,6% CAGR 2013 /2018 in Italia vs -0,9 CAGR 2013/ 2018 in Europa). Nonostante il trend di moderata contrazione degli indicatori di redditività in Italia, la profittabilità del nostro Paese rimane superiore alle media europea, sia per il settore Danni che per il settore Vita, con un andamento medio del ROE del comparto Danni del 10,3% (2013 -2017) rispetto ad una media europea del 6,1% e del comparto Vita pari a 8,4% vs 5,9%. Le performance tecniche complessive del mercato sono buone, con un combined ratio per il 2018 in Italia del 90,2% (vs una percentuale europea del 95%).
La crescita nel 2018 è dovuta sia al comparto Vita, i cui premi sono aumentati del 3,5% (dopo la riduzione del 10,6% rilevata nel 2016 e del 3,8% nel 2017), sia al comparto Danni, i cui premi nell’ultimo anno sono ulteriormente aumentati del 2,3%. Con riferimento al comparto Vita, l’aumento dei premi è stato determinato dallo sviluppo dei prodotti con partecipazione agli utili (rami I e V) che hanno più che controbilanciato il calo delle polizze unit-linked (ramo III).
Con riferimenti al comparto Danni, la crescita della raccolta premi si è concentrata nei rami non-auto, a fronte della spinta alla continua innovazione tecnologica che impatta sulla creazione di prodotti sempre più appetibili e fruibili. Nello specifico, l’aumento è riconducibile sia alla maggiore propensione da parte degli individui e delle famiglie ad acquistare coperture assicurative più complete – in particolare nel settore della salute (+7,4%) e del property (+4.9%), sia alla crescente domanda di coperture assicurative aziendali (sempre nel settore salute) e dei professionisti.
Si prevede che nel 2019 il business assicurativo complessivo continuerà la sua fase moderatamente espansiva, in linea con la crescita dell’anno precedente (+3,2% nel 2018, ROE medio del 6,9, combined ratio 2018 del 90,2%).