Green Bond: la finanza verde che spopola in UE

La crescita esponenziale che coinvolge tutto il mondo, offre inevitabilmente la visione di nuovi panorami e opportunità di investimento. E' questo il caso dei green bond, i quali sono complici della crescita nelle emissioni nel corso degli anni.
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La crescita esponenziale che coinvolge tutto il mondo, offre inevitabilmente la visione di nuovi panorami e opportunità di investimento. E’ questo il caso dei green bond, complici della crescita nelle emissioni verdi nel corso degli anni.

Che cosa si intende con “green bond”?

Le obbligazioni verdi sono strumenti finanziari legati a progetti di investimento sostenibili di durata prestabilita (eccezion fatta per le obbligazioni perpetue) che attraggono l’attenzione degli investitori.

Secondo quanto riportato dal Climate Bond Initiative (CBI), il capitale in circolazione grazie ai green bond, ad oggi, è di circa 1.200 miliardi di dollari. In particolare, solo nel 2020 sono state effettuate emissioni verdi per oltre 269 miliardi di dollari.

L’European Green Bond Standard detta le linee guida

Proprio in un mercato sempre più ampio, dalla Commissione Europea arriva uno standard che si pone l’obiettivo di rendere gli investimenti più sicuri e attirare gli investitori in progetti ad alto valore ambientale. Infatti, i bond che vorranno munirsi del bollino EUGBS dovranno rispondere a rigidi criteri di sostenibilità fissati dalla Commissione.

“Dobbiamo intensificare la cooperazione globale sulle questioni climatiche e ambientali e la proposta del Green Bond risponde alle esigenze degli investitori di uno strumento affidabile quando si investe in modo sostenibile”.

Mairead McGuinness, Commissaria alla finanza sostenibile

Sono quattro i punti chiave del regolamento:

  • utilizzo della tassonimia dell’Unione Europea – una serie di obiettivi ambientali che racchiude sei elementi:
    • mitigazione dei cambiamenti climatici;
    • adattamento ai cambiamenti climatici;
    • uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine;
    • transizione verso un’economia circolare:
    • prevenzione e riduzione dell’inquinamento;
    • protezioni e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi;
  • totale trasparenza tramite l’impiego di rapporti dettagliati sul modo in cui vengono allocate le obbligazioni;
  • controllo da parte di un revisore esterno che garantisca l’aderenza al regolamento e alla tassonomia;
  • i revisori esterni devono essere registrati e controllati dall’autorità del mercato dell’UE (Esma).

Greenwashing: il lato meno green della medaglia

I criteri ESG – sostenibilità ambientale, sociale e di buona governance – sono elementi presi seriamente in considerazione degli investitori. In particolare poiché le tendenza al green porta a benefici reali, ma al contempo non privi di rischi. Uno tra tutti è l’esempio del greenwashing, “una sostenibilità che sia solo di facciata” come afferma il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel corso della conferenza sul clima del G20 a Venezia. Nello specifico, il greenwashing è un strategia di comunicazione ingannevole, adottata da imprese o organizzazioni, che vogliono far passare per sostenibile attività o forme energetiche che in realtà non lo sono.

Un esempio è la questione dell’idrogeno. Numerose le lobby dei combustibili fossili che promuovono l’idrogeno come soluzione ai problemi climatici: ma c’è da ricordare che non tutto l’idrogeno è uguale e ha le stesse ripercussioni sull’ambiente.

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